Le grotte di miniera del versante sud-orientale delle montagne dell’Harz (Sassonia-Anhalt, Germania)

Gli antichi scavi minerari di scisto ricco in rame sul versante sud orientale delle montagne di Harz hanno incontrato numerose grandi grotte di gesso e anidrite. Queste grotte sono conosciute come “Schlotten” (al plurale, singolare Schlotte). La parola deriva dal Tedesco Antico e indica le formazioni interne cave che permettono il drenaggio dell’acqua e compare per la prima volta nella letteratura del XVI secolo.

 

Tuttavia, queste grotte di gesso abbastanza spettacolari non hanno mai destato l’interesse del grande pubblico. Essendo state scoperte grazie all’attività di estrazione sono sempre state accessibili soltanto attraverso i pozzi e le gallerie della miniera e immancabilmente sono state considerate parte di essa. Tuttavia, dal punto di vista scientifico sono delle profonde grotte freatiche e ipogenetiche in una roccia madre di anidrite o gesso, allo stato naturale piene d’acqua e senza un’entrata. Sono elementi geologici unici dello Zechstein (Permiano superiore), delle enormi grotte carsiche dalle caratteristiche uniche e di particolare bellezza e sono anche le testimonianze culturali delle storiche attività minerarie.

 

I minatori usarono le “Schlotten” per un lungo periodo di tempo per drenare l’acqua delle miniere (fino al XVIII secolo), ma anche per motivi economici e il deposito dei detriti superflui (fino al XIX). Man mano che con l’attività estrattiva si scendeva sempre più in profondità, la subsidenza e gli allagamenti divennero più frequenti e l’intensità del processo di dissoluzione carsica aumentò. Problemi di proporzioni catastrofiche dovuto agli allagamenti si verificarono nel 1892 vicino a Eisleben e nel 1988 vicino a Sangerhausen. I problemi idrologici verificatisi negli scavi minerari di scisto rameoso nella regione sud orientale di Harz sono di origine geogenica. I filoni sfruttati, con una pendenza media tra i 3° e gli 8°, sono ricoperti da uno strato spesso 4-7 metri di calcare (Zechstein) e presentano le caratteristiche di una falda acquifera carsica. Sopra questi si trova uno strato spesso 60 m di anidrite o gesso, dove si sono formati le Schlotten, specialmente a livello su faglie.

 

L’importanza delle Schlotten come fenomeno naturale venne analizzata approfonditamente per la prima volta da Johann Carl Freiesleben (1774-1846). Le descrisse scientificamente nel 1809 e si prodigò per la loro salvaguardia. Per questo motivo, le “Wimmelburger Schlotten”, vicino a Eisleben, vennero studiate e mappate geologicamente da Anton Erdmann (1782-1848). La pianta e la sezione della grotta vennero riprodotte su una lastra di rame ed è considerata la rappresentazione più antica di una grotta di gesso in Germania. A partire dalla metà degli anni ‘70, le Schlotten divennero oggetto di ricerca speleologica per un breve periodo di tempo. I progetti abbandonati sono stati ripresi solo di recente. Due di queste “Schlotten” sono accessibili solamente dal Museo Minerario di Wettelrode: la “Segen-Gottes-Schlotte” e la “Elisabethschaechter Schlotte”, vicino a Sangerhausen. Le “Wimmelburger Schlotten”, vicino a Eisleben, sono le più grandi grotte di gesso della Germania e possono essere visitate solo per ricerca.